Museo tascabile: istruzioni per l’uso
Alfabeto
Un alfabeto divertente in cui sono mescolate architetture ludiche, pop e letterarie. In ogni singola voce, che ha il gusto dei racconti di vite immaginarie, sono descritte architetture presenti in romanzi, film, serie televisive, ma anche in dipinti famosi, spot pubblicitari, diorami di giocattoli e nelle scatole di modellini da costruire. L’intento è di mischiare cultura alta e bassa, riunendo in un’unica guida il Grand Hotel de Balbec della Recherche proustiana, la Batcaverna, i garage giocattolo degli anni ‘60, una casa di un quadro di Magritte, il castello della Bella addormentata, la casa di Hansel e Gretel, la torre dei tarocchi, il castello del Dottor Destino, le case del mondo virtuale di Second Life, l’albergo di Marienbad del film di Resnais, il Fort Apache dei soldatini e le architetture di Metropolis di Fritz Lang, la vecchia fattoria della canzone del Quartetto Cetra e la villa dell’ambasciatore della pubblicità dei Ferrero Rocher, o ancora l’architettura della copertina di Dangerous di Michael Jackson. Oltre alle voci legate alle architetture, ce ne sono alcune dedicate a nuovi stili, veri o fittizi, come l’Hollywood Regency, l’Egittomania del XXI secolo e il Tropicalismo postmoderno.
La Guida dell’Italia Pop
Si tratta di una guida d’Italia che fa esclusivamente riferimento ai luoghi delle canzoni, dei film, delle serie televisive, entrati in un un modo o nell’altro nel nostro immaginario. Ci sono luoghi radicati nella memoria, che si ricordano sempre con piacere ma che è difficile mettere a fuoco. Per esempio, com’è il Giambellino della Ballata del Cerutti di Giorgio Gaber? Quel quartiere è rimasto come veniva descritto nella canzone? Stesso discorso per la casa di via Gluck di Celentano e per la famosa rotonda sul mare della canzone di Fred Bongusto. E poi, la malinconica stazione del metrò della canzone Poster di Baglioni, uno dei capolavori del nuovo verismo del cantautore italiano. Sempre nell’ambito delle canzoni di Baglioni, c’è la spiaggia di Piccolo grande amore, Porta Portese, e il luogo dell’appuntamento di Lampada Osram. Insomma, sono tutti luoghi da scovare e da riscoprire, offrendo indicazioni a chi li vuole visitare. Ma non si tratta soltanto di canzoni. Ci sono le serie televisive, che spingono a visitare i palazzi dell’epopea di Elisa di Rivombrosa, gli immarscecibili luoghi dei Promessi sposi, traghettati nella cultura pop da numerosi sceneggiati, c’è la Milano del cinema surrealista, immortalata in film come Saxofone e Asso. Si passa poi ai luoghi delle pubblicità, dal Mulino bianco, vicino a Siena agli incroci della Milano di Ernesto Calindri, imperturbabile bevitore di Cynar. Per non parlare della Milano impressionista tratteggiata da Memo Remigi in Innamorarsi a Milano.
I nuovi souvenir
Da sempre chi visita l’Italia ha piacere di acquistare un souvenir per ricordarsi del tempo trascorso nel nostro Paese. Per quanto riguarda questo tipo di oggettistica, tendenzialmente si è rimasti fermi alle miniature di monumenti raffiguranti i grandi classici, dalla torre di Pisa al Colosseo, dal Duomo di Milano alla Mole Antonelliana, oppure di boules à neige o magneti, sempre con quel tipo di monumenti. Si tratta di oggetti comuni, prodotti in serie e venduti nelle stazioni, negli aeroporti e nelle edicole. Questi oggetti recentemente sono stati rivalutati nell’ambito di un recupero delle arti decorative kitsch, ma lasciano comunque scoperto il mondo dei souvenir, che non può contare su una rassegna di esempi qualificati di matrice artistica. Negli anni questo tema è stato già affrontato sporadicamente: esistono interpretazioni d’autore di questo genere di oggetti, firmati da artisti e da designer, e presenti perlopiù all’interno di mostre specifiche. Si tratta però di una produzione significativa ma frammentaria, non coordinata, e chi volesse trovare questo tipo di manufatti avrebbe una certa difficoltà a reperirli. Ecco allora l’idea è di creare un sito dedicato ai souvenir d’autore, dove proporre oggetti già realizzati da artisti e designer, ma anche souvenir esclusivi, magari in edizioni limitate.
Tra mondi virtuali, televisione e cultura Pop
Mario Gerosa, giornalista professionista, autore di saggi sulla storia del cinema e della televisione, si è laureato in architettura al Politecnico di Milano con una tesi sui luoghi immaginari di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Vincitore del Premio Pasinetti-Cinema Nuovo nel 1987, con un saggio sugli attori di Luchino Visconti, ha tenuto corsi di Multimedia e Comunicazione al Politecnico di Milano, e ha curato mostre al Mysfest di Cattolica e al Museo di Storia Naturale di Firenze. Per più di vent’anni ha lavorato in Condé Nast, dove è stato caporedattore di Traveller e dove, per più di quindici anni, ha ricoperto la carica di caporedattore di AD. Attualmente collabora con Artribune e Wired ed è titolare del blog Virtual Vernissage, dedicato alle gallerie e ai musei virtuali e alle mostre immersive. Alla passione per l’architettura, il design e il cinema, Gerosa affianca quella per le culture digitali e per i mondi virtuali. Autore del primo libro uscito in Italia sul fenomeno di Second Life, ha fondato l’agenzia di viaggi virtuali Synthravels, di cui si è occupata la stampa internazionale, è stato invitato a parlare di cinema e mondi virtuali alla Society for Cinema and Media Studies di Los Angeles e ha collaborato alla sceneggiatura del film Volavola di Berardo Carboni. Tra i suoi libri, Mondi virtuali, Second Life, Rinascimento virtuale, Il cinema di Terence Young, Robert Fuest e l’abominevole Dottor Phibes, James Bond spiegato ai cinefili, Anton Giulio Majano, il regista dei due mondi, Daniele D’Anza, un rivoluzionario della tv (con Biagio Proietti), e Biagio Proietti, un visionario felice. Ha scritto anche due romanzi, Il collezionista di respiri, un art thriller ambientato nel mondo dell’arte contemporanea, finalista al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como e a Garfagnana in Giallo, e Caleidoscopio, un’amara riflessione sul tema della vecchiaia travestita da thriller.