N come Neoegizio
Fin dai tempi di Champollion e della tendenza denominata ‘Retour d’Egypte’ l’Occidente ha guardato con costante attenzione all’eredità culturale e archeologica del Paese dei faraoni, e parallelamente l’ha rivitalizzata, mettendo in circolo nuove idee e aggiornamenti in chiave contemporanea di una sensibilità che a lungo andare avrebbe potuto anche mostrare una certa stanchezza. L’interesse per la mitologia dell’antico Egitto va di pari passo con l’immarcescibile attualità dell’iconografia legata alla storia dell’arte e del costume di questa grande civiltà.
C’è una vena neoegizia di matrice postmoderna legata a scenografie e video di successo di artisti soprattutto americani, in primis le Bangles, che nel 1986 balzarono ai primi posti delle classifiche con la hit Walk like an egyptian. McKenzie vede in quel fenomeno una continuità con l’immaginario dei film degli anni ’30 e ’40.
“Frasi come ‘All the bazaar men by the Nile/They got the money on a bet/Gold crocodiles (oh whey oh)/They snap their teeth on your cigarette/Foreign types with the hookah pipes say/Ay oh whey oh, ay oh whey oh/Walk like an Egyptian’ hanno un marcato andamento cinematografico e descrivono compiutamente la scena, raccontando, o meglio cantando le immagini. In questo documentarismo di ascendenza sternberghiana le matrici iconiche dell’antichità si coniugano all’esotismo del lungometraggio di carattere avventuroso del periodo tra le due guerre. E le due differenti suggestioni si amalgamano grazie alla vena postmoderna degli anni ’80, che videro anche l’ascesa di Greg Broussard, meglio noto come Egyptian Lover”: musicista, produttore e dj, si distinse per successi come On the Nile, Pyramix e Back from the Tomb.
Un immaginario di grande presa, insomma, che periodicamente viene rinnovato e rivisitato dalla cultura pop, come dimostra, per esempio, il recente video di Dark Horse di Katy Perry, dove la cantante si muove in una scenografia traboccante dell’immaginario legato al mondo dei faraoni.